NON LAMENTARTI
A memoria d’uomo (e anche prima, vista la fine che è toccata ai nostri antenati dinosauri…), le persone hanno dovuto affrontare difficoltà: pestilenze e guerre, dittature e crisi economiche, terremoti e alluvioni… A cui si aggiungono gli inevitabili drammi personali legati alla vita di ognuno.
Quel che è vero che noi europei avevamo perso l’abitudine ad avere addirittura una guerra alle porte: sono bastati quasi 80 anni per farci dimenticare la devastante esperienza della Seconda Guerra Mondiale dove, si calcola, persero la vita oltre 60 milioni di persone. Una vera ecatombe che abbiamo quasi cancellato dalla memoria, forti della fiducia che siamo andati costruendo nei confronti del progresso e della fede nella scienza e nella tecnologia.
Ma prima la pandemia e poi il conflitto tra Russia e Ucraina, ci hanno ricordato che nulla è acquisito per sempre. Per questo molte persone si sono allarmate, rinchiudendosi in se stesse e portando avanti una visione del mondo a tinte fosche, dove la voglia di costruire, la propensione al rischio (e ai consumi) si sono ridotte ai minimi termini. Eppure, se non vogliamo perdere quanto siamo stati capaci di costruire come Paese e società fino a oggi, dovremmo sforzarci a non farci sopravanzare dalla paura, senza cedere terreno alle prevaricazioni, a realizzare i nostri progetti così come i nostri sogni, a cercare nuove soluzioni a vecchi e neonati problemi, a lanciare il cuore oltre l’ostacolo per contribuire a creare una realtà che sia in grado di fare tesoro delle nostre capacità come dei nostri errori. Perché il senso del nostro stare al mondo è migliorare certamente la nostra vita che – essendo strettamente connessa a quella degli altri – include che ognuno di noi si faccia, per quel che gli compete, carico del benessere di coloro che gli vivono accanto.
Quindi, per quanto naturale, comprensibile e condivisibile sia lamentarsi, rimpiangere il passato e deplorare il presente, dolersi per quanto sta accadendo, trovo che sia perfettamente e plasticamente inutile, non serve a nulla, anzi ci fa fare dei passi indietro.
Per questo ho sempre condiviso il punto di vista della scrittrice Maya Angelou quando consiglia: «Se qualcosa non ti piace, cambiala. Se non puoi cambiarla, cambia il tuo atteggiamento. Non lamentarti».
Ed è questo l’augurio che mi sento di girare a tutti gli operatori che affolleranno i padiglioni dell’ormai imminente MIDO.
Vito Sinopoli